Complice il cambiamento climatico anche in Umbria si registrano ogni anno nuove temperature record, problema non da poco l’estate per chi lavora all’aperto in agricoltura ed edilizia. Non è più quindi solo la conca ternana ad arroventarsi, ma pure località montane come Norcia e Cascia un tempo sempre fresche soffrono, e purtroppo Perugia è spesso elencata nei bollettini nazionali fra le città più calde d’Italia.
La legislazione relativa alla sicurezza sul lavoro prende atto delle vette raggiunte dalla colonnina di mercurio e prevede nuove tutele per la salute dei dipendenti, nella fattispecie introducendo un obbligo di valutazione del rischio specifica proprio per i danni da calore in quelle aziende dove si combinano esposizione climatica esterna, duro lavoro manuale e un elevato rischio di infortunio. Di conseguenza i settori più vulnerabili sono edilizia, manutenzione del manto stradale e agricoltura.
I parametri da tenere d’occhio per il benessere del lavoratore su questo fronte sono, oltre a quello ovvio della temperatura ambientale, l’umidità, la quale in combinazione col primo valore concorre al calore percepito e alla sostenibilità dello stesso, il perdurare nel tempo di condizioni ostili e il passaggio più o meno brusco da una condizione ideale a quella di intenso calore (con particolare riguardo all’inizio della stagione estiva, e ormai anche alla fine di quella primaverile).
Le misure da intraprendere quindi riguardano:
- Il vestiario, che compatibilmente con le necessità di tutela antinfortunio deve essere leggero e traspirante. Evitare l’esposizione diretta e prolungata della testa al sole con copricapi;
- L’introduzione di pause obbligatorie (in luogo fresco) ed evitare le ore più calde aiutandosi anche con la turnazione;
- Privilegiare il lavoro all’ombra;
- Assicurarsi che ogni lavoratore abbia un contatto visivo coi colleghi per ravvisare segnali di disagio fisico o comunicare i propri se sente di aver bisogno di aiuto;
- In presenza di mensa aziendale commisurare i pasti al clima e allo sforzo fisico previsto evitando quegli alimenti che appesantiscono ulteriormente il lavoro dell’organismo in condizioni già difficili. Niente alcolici. Agevolare l’assunzione di liquidi sia durante la pausa pranzo che garantirne l’accesso durante l’orario lavorativo per mantenere il giusto livello di idratazione;
- Operare da un lato con la formazione ai lavoratori sulle buone pratiche da adottare e renderli consapevoli dei rischi, dall’altro orientare la sorveglianza sanitaria a monitorare e prevenire.