La crescita a dismisura del fenomeno dello smart working, ormai sdoganata dalla pandemia, ha portato all’attenzione di chi si occupa di sicurezza sul lavoro la tutela da incidenti domestici per quei lavoratori da casa che occupano ormai una nutrita fetta di chi ha impieghi di concetto. Gli incidenti in casa erano già significativi in precedenza, si dice sempre che circa la metà degli infortuni avvengano tra le quattro mura dell’abitazione, rischio che sale man mano che aumenta il tempo trascorso presso il proprio domicilio. Spesso infatti è un problema di eccessiva familiarità con l’ambiente a farne sottovalutare i rischi, ma se in fabbrica e in ufficio sono gli specialisti, le ispezioni, l’adesione ai protocolli a garantire che il rischio apportato da macchinari, sostanze e processi sia minimizzato, questo non avviene in un contesto domestico dove pure le insidie non mancano anche quando non sono così evidenti come una vasca d’acido o una pressa industriale.
Lo smartworker potrebbero trovarsi a prestare particolare attenzione a delle categorie ben precise di rischi ovvero quelli da caduta, taglio, ustione, sostanze chimiche, elettricità, macchinari ed acqua.
Le conseguenze potrebbero essere nefaste da una invalidità temporanea, a permanente, fino alla morte in casi estremi, esattamente come accadrebbe in un ambiente di lavoro tradizionale. E’ necessario per chi opera in smart working quindi adottare una analoga politica di prevenzione e mitigazione del rischio infortunistico tramite azioni di semplice buon senso, che vanno dall’illuminazione adeguata degli angoli altrimenti bui, all’installazione di sensori antincendio e salvavita sino a munirsi di estintori almeno in cucina e tenere tutte le sostanze potenzialmente pericolose sotto chiave in ripiani al di fuori dalla portata dei bambini, nonché tenere salvata su cellulare una rubrica dei principali numeri d’emergenza. Magari anche prendendo in considerazione l’opportunità di seguire un corso di primo soccorso. La sicurezza di casa, in fondo, parte da noi.
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